(Un mio articolo di esattamente un anno fa)
Presentato al cinema Odeon di Firenze, in collaborazione con Festival dei Popoli, Bim distribuzione e la casa d’aste Christie’s, il documentario di Pierre Thoretton L’Amorur Fou che ripercorre la storia del grande amore tra il celebre stilista Yves Saint Laurent, scomparso nel giugno 2008 e l’industriale Pierre Bergé durato 50 anni.
La proiezione è stata introdotta da Stefania Ippoliti: «Questo film racconta la storia di un grande amore e di un incredibile talento, una storia piena di buon gusto e di amore per il bello e per le persone.»
«Sono contento che il film venga proiettato alla presenta di un pubblico così numeroso» ha proseguito Giorgio Bonsanti, presidente del Festival dei Popoli, rivolgendosi alla platea dell’Odeon al completo «ciò dimostra la varietà del pubblico che è affezionato al Festival dei Popoli che è tanto curioso di vedere un documentario sull’Amazzonia, come lo è di conoscere la vita e le passioni di una icona del mondo della moda come Yves Saint Laurent. Personalmente ciò che più mi ha colpito di questo film è stata la figura di Pierre Bergé, un personalità di grande interesse.»
Alessandra Mammi storica dell’arte e corrispondente per L’Espresso ha introdotto l’intervento di Maria Luisa Frisa, critica di moda: «È una straordinaria opportunità per voi che siete qui stasera poter vedere questo film, già presentato e accolto con entusiasmo ai festival di Toronto e Roma, proiettato sul grande schermo. È un incredibile racconto dell’armonia fra le arti nel Novecento.»
«Yves Saint Laurent è stato un innovatore ed è, insieme a Coco Chanel e a Giorgio Armani uno dei grandi rivoluzionari della storia della moda. Braccio destro di Christian Dior, a soli 20 anni ottenne un grande successo con la sua prima sfilata. Era un creativo, ma al contempo, come spesso accade, una persona estremamente fragile. È lui che ha ideato il nude look e che ha vestito le donne con alcuni capi d’abbigliamento considerati prettamente maschili. È il designer che ha creato gli abiti per la vera donna moderna e intuendo che l’haute coture non era alla portata di chiunque ha fondato l’Yves Saint Laurent Rive Gauce. Ha sposato l’arte contemporanea con la moda realizzando le collezioni ispirate a Mondrian, alla Pop Art e a Picasso.
Nel 2002 ha dichiarato di essere stato per lungo tempo schiavo di droghe e alcool a causa della sua incapacità di essere felice a lungo, poiché schiacciato dal peso di dover essere creativo.
Nel 2002 ha dichiarato di essere stato per lungo tempo schiavo di droghe e alcool a causa della sua incapacità di essere felice a lungo, poiché schiacciato dal peso di dover essere creativo.
L’Amour Fou è un raffinato viaggio nel mondo e nella vita di uno dei più grandi artisti del Novecento, oltre che la struggente storia del grande amore fra due uomini. Muovendosi su due binari: quello sentimentale dei ricordi, dei successi e degli eccessi raccontati dalla stessa voce di Pierre Bergé nella lunga intervista che si snoda per tutta la narrazione, e quello artistico con la storia della straordinaria collezione di oggetti d’arte Saint Laurant- Bergé che è stata venduta all’asta nel 2009 con un ricavato che è stato in parte devoluto alla ricerca per l’AIDS nella quale l’industriale francese è impegnato da molto tempo.
Dell’uomo Yves emerge il genio e la fragilità propri dell’enfant prodige che esordisce a soli 20 anni imponendosi come un vero e proprio fulmine a ciel sereno nel panorama della moda.
Affetto da una timidezza patologica e sovrastato dall’enorme responsabilità di dover essere creativo non ha mai smesso di amare le donne e di mettere il suo incredibile talento al loro servizio per renderle sempre più consapevoli e sicure di se stesse.
Sono corpi delle mannequin, che Saint Laurant definisce le sue eroine, e fra i quali spiccano due differenti modelli di femminilità e icone del nostro come Carla Bruni e Letitia Castà, che indossano le sue stupefacenti creazioni che dominano lo schermo nelle sequenze delle sfilate della maison dagli anni 60 a oggi
La maestosa bellezza delle dimore di Parigi, di Marrakech e dello chateau in Normandia nelle quali si ammira tutto ciò di cui queste due persone si sono circondate nella loro vita (le opere di Picasso, Matisse, Mondrian Andy Warhol) si svelano solo per brevi attimi per poi mostrarci il lo smantellamento in vista dell’asta da Christie’s mentre Pierre Bergé continua a raccontare la sua storia con Yves mostrato nelle foto e nei filmati dalla freschezza e dall’innocenza della gioventù al decadimento dopo gli abusi di droga, nel suo costante sforzo di essere nel contempo all’altezza del suo genio perseguendo l’obbiettivo di incontrare veramente se stesso.
Emblematica la sequenza alla metà del film, immediatamente dopo il racconto fatto da Bergé degli anni più difficili dominati dagli eccessi più sfrenati, dello spot del profumo Opium realizzato nel 1985 che aveva come protagonista Linda Evangelista alla disperata ricerca di una nuova boccetta di fragranza in un quartiere orientale come una tossicomane in preda ad una crisi di astinenza che paga poi con una mazzetta di banconote ad una specie di pusher.
Un documentario di grande forza che non si pone in nessun modo come prodotto ad esclusivo consumo degli appassionati ma che piuttosto si affianca ad altri recenti esperimenti (The september Issue e Valentino The Last Emperor) come punto di partenza per indagare l’arte in una delle forme nel quale sempre meglio si esprime nel nostro secolo: la moda.
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