L'ARBRE di Julie Bertuccelli:
Dawn: Secondo te noi siamo una famiglia felice?
Tim: Le famiglie felici sono noiose.
Nel film di Richard Attenborogh del 1994 Viaggio in Inghilterra, Antony Hopkins nei panni dello scrittore C. S. Lewis diceva che noi leggiamo per sapere che non siamo soli; L'Arbre di Julie Bertuccelli ci insegna che non siamo soli.
Lo splendore dei sentimenti e della natura-
Un film sul dolore della perdita, sulla crescita e soprattutto uno struggente inno alla forza della vita e all'amore il bellissimo L'Arbre, seconda opera della regista italo-francese Julie Bertuccelli presentato nel corso di France Odeon 2010. In questa pellicola passata con successo fuori concorso al Festival di Cannes, la regista, già assistente alla regia di Otar Iosseliani, Krystof Kieslowski, Bertrand Tavernier ha messo in scena il romanzo di Judy Pascoe Our Father who art in the tree (Padre Nostro che sei nell'albero, Una favola vera, edito da Bompiani).
Una coppia vive in Australia con i figli, 3 maschi e una bambina, in una casa immersa in una natura lussureggiante. Il padre un giorno muore per un attacco cardiaco mentre riportava la figlia a casa e si va a schiantare proprio addosso allo splendido e gigantesco albero cresciuto praticamente a ridosso della casa. Da qui in avanti ognuno dei componenti del nucleo familiare cercherà di andare avanti trovando nuova motivazione nella perdita e talvolta stando insieme talvolta attraversando da soli questo percorso di rinascita, svilupperanno nuove sensibilità e nuove risorse imparando a conoscersi l'uno con l'altro sempre di più.
Il film è davvero molto bello, e, come si dice in questi casi delicato. Produzione francese ambientata completamente in Australia prende le mosse da un progetto ambizioso ma da nessuno mai realizzato per problemi di diritti d'autore ovvero quello di girare un film tratto dal romanzo di Italo Calvino Il Barone Rampante. La storia scritta da Judy Pascoe offre comunque uno spunto interessante dal quale la regista è riuscita ad estrarre riflessioni di grande importanza e gravità. Il lutto è indagato nell'animo di chi è rimasto e deve continuare ad andare avanti, i rapporti familiari sono scandagliati senza retorica e da punti di vista del tutto inusuali, come quello della madre, interpretata dalla straordinaria Charlotte Gainsbourg, che comprende e forse rivive, osservando la figlia Simone e la sublimazione del suo dolore, l'amore totale di una bambina di 8 anni verso il padre, o del figlio adolescente che sviluppa una imprevedibile maturità ritrovatosi suo malgrado a ricoprire il ruolo del maschio adulto di casa.
Il paesaggio Australiano è egregiamente fotografato e inserito nel racconto, diviene parte di esso e della vita dei protagonisti, come l'albero che diventa a tutti gli effetti personaggio e la natura esuberante che entra di forza nella casa dei protagonisti e della quale essi non possono e non vogliono liberarsi
Un film che ci insegna qualcosa su di noi e sulla nostra reazione ai traumi che non è mai scontata e spesso ci sorprende. Rinascita, crescita e cambiamento che la luce abbagliante e gli sconfinati spazi dell'Australia fanno sembrare possibili; un futuro diverso nel quale, secondo la filosofia della piccola Simone, si può scegliere se essere tristi o felici. Una storia che ci offre uno spaccato lucido sulla vita interiore dei bambini, sulla loro vitalità e sulla loro ingenua scaltrezza nell'approccio alla vita e al dolore.
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