mercoledì 9 maggio 2012

Succede a Firenze # 2 Zitti e Mosca (il libro)


Non parlo spesso di cinema italiano, per la semplice ragione che lo conosco poco e, lo ammetto, forse non sempre cattura la mia attenzione. Ma quando ho saputo che alla Feltrinelli della mia città si sarebbe svolto l' incontro di presentazione del libro sulla lavorazione di un film di tanti anni fa al quale sono molto affezionata non ho potuto resistere. Il film è Zitti e Mosca di Alessandro Benvenuti (1991) e la ragione per la quale mi è particolarmente caro, oltre al fatto che è davvero bello e poetico è che è stato girato proprio nei luoghi dove sono cresciuta.
Insieme agli autori del libro Zitti e Mosca 20 anni dopo Enrico Zoi e Philippe Chellini, sono intervenuti all'incontro Alessandro Benvenuti, regista attento e curioso, ottimo interprete specialmente in teatro e uomo di spessore e Leonardo Pieraccioni il guitto che ormai tutti conosciamo da anni, esuberante ed estroso al quale vanno riconosciuti diversi meriti, in primis quello di aver saputo commercializzare la sua simpatia genuina e spontanea, irrimediabilmente contagiosa.

 La presentazione è stata una occasione per i 2 attori\registi toscanacci doc per parlare del linguaggio del cinema, della paura, degli incontri fortunati e di Alida Valli, ma anche di politica, di Beppe Grillo e delle prospettive future per un cinema di riflessione e non solo di intrattenimento.



Pieraccioni ha iniziato con il raccontare con onestà la sua paura di attore alle primissime armi:
Zitti e Mosca è stato il mio primo film e in un certo senso mi ha aiutato a capire meglio gli attori, e il panico che qualche volta li assale. In quel film io ho letteralmente recitato in apnea, perché ero davvero emozionato dall'idea che stavo partecipando a qualcosa di grosso (avevo esperienza solo di cortometraggi). Mi sentivo come se mi avessero mandato a giocare in serie A.
Riguardando oggi il film mi ricordo di quanto fossi spaventato, questa è una cosa della quale come spettatore non ti accorgi. La mia emozione era terribile ma anche meravigliosa, se mi avessero sparato probabilmente avrei sentito solo il rumore.




Diventando a mia volta un regista ho imparato a riconoscere quando uno dei miei attori ha lo stesso sopracciglio ballerino che ho avuto io sul set di Zitti e Mosca. Durante la lavorazione ho fatto degli incontri importantissimi per me: Massimo Ceccherini, Alessandro Paci.. Eravamo tutti talmente agitati che gli operatori si divertivano a scommettere fra loro se saremmo riusciti a portare a termine un ciak.




Alessandro Benvenuti è intervenuto sull'ansia da prestazione di Pieraccioni: Credo che la tensione nella recitazione di Leonardo abbia dato spessore al suo personaggio che aveva una complessità rispetto a quella degli altri giovani protagonisti. La sua era una situazione intellettuale ed emotiva diversa. Tra l'altro il personaggio interpretato da Leonardo nel film si chiama proprio Pieraccioni. Questa è stata una mia scelta, un atto di fede più che altro, perché quel personaggio gli assomiglia molto, o meglio, assomiglia ad una parte di lui.

 Benvenuti ha poi continuato parlando della partecipazione di Alida Valli, del suo coraggio e della sua professionalità:



Una persona intelligente, umile, disponibile. Una grande donna. Quando iniziammo le riprese aveva un problema di salute: aveva perso temporaneamente la vista da un occhio, nessuno se ne era accorto se non il truccatore, e lei non voleva che si sapesse perché non voleva trattamenti di favore. La sua abnegazione mi colpì moltissimo. Dopo la fine delle riprese è andata in Svizzera per farsi operare.
Si dice sempre che il cinema è fatto di sguardi, e lo sguardo di Alida Valli colpisce ancora tantissimo per quanto è carico di sensualità.


Un film come Zitti e Mosca lo si potrebbe girare certamente anche oggi - ha proseguito Benvenuti- Finchè la Storia va avanti e si ha voglia di interpretarla tutto è possibile, e si continua a fare cinema. Trovo che i film più belli siano quelli che raccontano storie sincere; spesso i più intensi e struggenti vengono da terre che conoscono il dolore, i cambiamenti e anche le guerre, ma soprattutto quelli che raccontano una realtà diversa e che ti fanno capire che esistono altri mondi, altre persone. Se non fosse così esisterebbe solo la parte commerciale del cinema.


Se dovessi fare un film che parla di politica oggi penso che racconterei la storia di qualcuno che torna ad averne passione e che la trasmette ad altri. Sarebbe interessante fare per esempio un film su Beppe Grillo che indagasse quello che lui fa e perché ha deciso di farlo, ma anche un film sulla Lega, o sull'odio che le persone hanno sviluppato verso i politici. Analizzare cinematograficamente queste cose potrebbe essere davvero utile. Forse proprio la politica è uno dei pochi temi rimasti veramente attuali per il cinema in Italia.
Questo è un momento molto difficile, ma è nei momenti brutti che l'arte è più bella e viene meglio.


Enrico Zoi e  Philippe Chellini hanno parlato di Zitti e Mosca 20 anni dopo libro edito da Romano Editore sulla lavorazione del film del 1991:



 Nel libro si parla di amicizia e di cinema e ci siamo divertiti moltissimo a scriverlo - ha spiegato Enrico Zoi - Durante la stesura abbiamo guardato molte volte Zitti e Mosca, sia da soli che insieme, rendendoci conto di quanto "cinema", inteso come volontà di raccontare una storia, ci sia in quel film. 
La mia passione per il cinema di Alessandro è nata un giorno di tanti anni fa quando girando per Firenze mi sono imbattuto nelle riprese di A Ovest di Paperino. Conoscevo già i Giancattivi perché li avevo visti alle Feste dell'Unità e mi erano sempre piaciuti. 




In seguito in tutti i film di Alessandro ho sempre riscontrato una grande umanità, la volontà di sperimentare e di trovare sempre nuove strade.


Alessandro Benvenuti ha concluso con una riflessione sul vero senso del lavoro di ricostruzione filologica e affettiva operata da i due autori: Nel libro si cerca di capire veramente che cosa sia un film, andando al di là del gusto personale ed in questo caso dell'ideologia politica. Philippe ed Enrico hanno capito e messo in luce che quando si fa del cinema di casuale non c'è mai niente, ma ciò che si vede sullo schermo è la costruzione del pensiero di una persona. Ci vuole volontà e coraggio per capire cosa c'è davvero nella mente di un altro, e non solo quello che ci piacerebbe che ci fosse. Questo significa vivere  non distrattamente.

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