lunedì 24 dicembre 2012

Francis Bacon, L'autoritratto o la visione del tempo

Per molto tempo non sono stata amante dell'arte contemporanea, perché non riuscivo proprio a capirla. Fu una docente all'università ad illuminarmi: non volevo capirla perché non la trovavo rassicurante. Dopo qualche studio che mi ha aiutata ad approfondirla ho scoperto che invece è qualcosa che mi piace e mi incuriosisce. Ovviamente però ho delle preferenze ed ammetto candidamente che Francis Bacon non è tra quelle. Ma è proprio per questo che ho voluto saperne di più, credo che la volontà di capire e conoscere anche ciò che in un primo momento ci sembra difficile e lontano da noi sia più importante della mera curiosità, credo sia il vero motore che porta ad un cambiamento, un'evoluzione.
Ecco alcuni degli punti di riflessione più interessanti di una lezione tenuta dal critico e filosofo Federico Ferrari (http://federico-ferrari.blogspot.it/) nell'ambito delle iniziative legate alla mostra Francis Bacon e la condizione esistenziale nell'arte contemporanea di Palazzo Strozzi a Firenze fino al 27 gennaio

E' difficile parlare dell'opere di Bacon, poiché il suo gesto artistico è uno dei meno intellettualizzabili, è difficile cogliere cosa lui facesse nella sua pratica artistica. Quello che mi ha sempre colpito è la sua capacità di mostrare la presenza vivente dei corpi, non in modo rappresentativo (re-presentativo, che presenta nuovamente). Il suo tentativo è piuttosto quello di presentare la vita nella sua crudezza e brutalità, quello che Heidegher chiamava "esistenza", come qualcosa che contiene in sé la questione stessa dell'essere.



Cercare di cogliere l'essenza della vita come qualcosa che stava nelle persone davanti a lui in quel momento, o, nel caso dell'autoritratto, in sé stesso


Oggi, proprio qui a Palazzo Strozzi ho avuto modo di vedere I quattro elementi di Ziegler


una delle opere più note della pittura nazional socialista, con la sua idealizzazione del tipo ariano e insieme del nudo. Tutto questo in Bacon non c'è e semmai il problema è invece l'opposto: lui ripeteva spesso di non avere un metodo e di disprezzare l'Accademia. Il suo problema era iniziare un quadro senza sapere come lo avrebbe finito


Questo fa apparire qualsiasi volontà di critica sul suo lavoro una forzatura e un fraintendimento.
La questione però è un po' più complessa.

La pittura di Bacon, specialmente se si prendono come riferimento gli incompiuti, ha un importante valore documentario in quanto dimostra come il quadro non c'è, ovvero non c'è fino al suo momento conclusivo, ma è la prassi pittorica che costruisce l'essenza del dipinto.
Bacon diceva di sé stesso di non essere un realista, ma al tempo stesso non è nemmeno un'espressionista.


Il suo tentativo è quello di trovare una singolarità nel soggetto che sta di fronte a lui all'interno della quale le regole sono sospese, questa è la ragione per la quale la sua pittura è così potente e inimitabile, cercando la singolarità manda in corto circuito l'armamentario teorico.


Nelle sue opere mostra il punto in cui il sapere pittorico fallisce, "io non so" è un ritornello che ritorna spesso nelle sue interviste.

Nei ritratti e negli autoritratti emerge il suo tentativo di cogliere il sé, la sua identità, vedere chi si è realmente, afferrare il proprio volto sottraendosi all'immagine stereotipata che la società ci rimanda ogni giorno.


Non è un caso infatti che per i suoi ritratti e autoritratti Bacon parta spesso da delle fotografie, spesso proprio da delle fototessere che per loro natura sono realizzate per dei documenti di identità.



Il suo punto di partenza era quindi ciò che identifica il soggetto normalmente, come un documento per arrivare a sottrarre l'individuo dalla sua identificazione, dalle sue generalità. Non è un caso che i ritratti o gli autoritratti siano spesso "serie", poiché l'identità non è mai unica.



Il luogo in cui l'identità vacilla comincia a sgretolarsi ed a incontrare il suo punto di fuga. Si parte da un'identità definita per arrivare ad un'altra figurata e disegnata attraverso la pratica artistica. Bacon sottrae il suo volto al cliché



Il volto non è più un'identità ma un'insieme di forze e pulsioni.

Nessun commento:

Posta un commento