sabato 8 dicembre 2012

TESTIMONIANZE DI PRESENZA di Giovanna Calvenzi, 1a Parte. Succede a Firenze #4

Giorni fa ho partecipato ad un'interessante conferenza tenuta da Giovanna Calvenzi, critica per il Corriere della sera, docente e curatrice di numerose mostre, al Centro di cultura contemporanea La Strozzina di Firenze  http://www.strozzina.org/
Tema dell'incontro l'autoritratto femminile nell'opera di una serie di artiste contemporanee che si sono poste come creatrici e insieme soggetto delle loro opere, in modi e con intenti diversi. Introducendo l'incontro Calvenzi ha raccontato il suo percorso all'interno di questa materia: Pur interessandomi da molti anni all'autoritratto femminile mi trovo qui a parlarne in pubblico per la prima volta. Questa serata mi da l'opportunità, oltre che di condividere delle mie riflessioni, di sintetizzare una parte del lavoro sul quale ho riflettuto per lungo tempo.




Tra gli autoritratti presi in esame l'unica opera non al femminile: Autoritratto come un annegato di Hippolyte Bayard. Un'immagine di grande interesse sotto molteplici punti di vista: 1840, Bayard  uno degli inventori del sistema fotografico al quale il governo francese non ha dato nessun riconoscimento, decise di farsi questo provocatorio autoritratto nel quale si mostra come un cadavere. Questo è il primo autoritratto messo in posa e uno dei primissimi esempi di nudo; è al contempo un'immagine che dichiara la falsità di se stessa poiché il sofferto finge di essere annegato

Francis Benjanin Johston, americana nata 1864, fotografa e scrittrice, figlia di una delle prime reporter del Congresso, a 26 anni si scatta un autoritratto in abiti maschili


Pochi anni dopo vestita da signora si fotografa in modo provocatorio, fumando una sigaretta e tenendo in mano un boccale di birra, proclamando il suo essere una donna lontana dagli stereotipi della sua epoca.



L'autoritratto è stato utilizzato dalle artiste nella storia in modi molto diversi sviluppando molteplici percorsi nell'utilizzo del corpo femminile in fotografia. La mia ricerca parte da dopo l'esperienza di artiste come Cindy Sherman e Francesca Wooodman e lasciando intenzionalmente a lato i lavori di Nann Goldin Vorrei proporre i lavori di un gruppo di artiste contemporanee che hanno utilizzato la propria immagine non solo come conoscenza di sé e riflessione, ma come strumento di creazione e libertà espressiva.

Alessandra Capodacqua 




Artista napoletana e fiorentina d'adozione che lavora con il foro stenopeico, l'antesignano della macchina fotografica e suo rudimento, raccogliendo le tracce di presenza di se stessa. Le sue opere non si pongono il problema della rappresentazione come metafora del reale, ma una testimonianza di presenza

Elina Brotherus





Ha sempre lavorato con l'autoritratto in un contesto autobiografico, ricreando momenti passati a posteriori. Nel 1999 si trasferisce in Francia non conoscendo la lingua, ragion per cui su suggerimento di un'amica, inizia ad utilizzare post it gialli sugli oggetti in modo da creare una relazione tra se stessa e il suo nuovo mondo, la sua nuova cultura, esprimendo al contempo un senso di estraneità. I post it transitano da situazioni oggettive a sentimenti, passando per il corpo.

Dita Pepe





Di origine ceca realizza una serie di "autoritratti con", nei quali arriva ad assumere l'identità dei soggetti rappresentati divenendo ad esempio madre di famiglie non sue. Non solo si mette in posa, ma assume personalità multiple immedesimandosi nella vita del soggetto ritratto insieme a lei.


continua

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